Annuario internazionale d'arte contemporanea, Mondadori editore

mini Libro Artisti 23
mini Libro Artisti 23 pag 268

 

Prefazione di Sandro Serradifalco

Come una costellazione di un firmamento in continua espansione

Anche quest'anno il comitato scientifico presieduto da Angelo Crespi, composto da consulenti artistici ed esperti d'arte, ha imbastito un'edizione sontuosamente arricchita di grandi immagini a colori, testi storici e critici su tutto quel che c'è da sapere sugli artisti e le artiste contemporanei. Un repertorio di informazioni per il collezio­ nista, l'amatore, lo studioso e gli operatori di settore, perfetto altresì per musei pubblici, gallerie e case d'asta. Forte del contributo di prestigiose firme di critici ed esperti di settore come il già citato Crespi, Emanuele Beluffi, Luca Beatrice, Philippe Daverio, Edoardo Sylos Labini e Vittorio Sgarbi si spazierà dunque dalla tradizione visuale, storica e contemporanea alle più originali ricerche espressive. Chiuderà l'immane volume la sezione dei ritratti biografici (una corposa sezione biografica degli artisti trattati). Il nostro annuario si pone l'obiettivo di rappre­ sentare un confronto ragionato tra i grandi lasciti stilistici del passato e le più attuali tendenze espressive. Il suo punto di forza rispetto ad analoghe sperimentazioni editoriali non è solo rappresentato dalla presenza delle te­ stimonianze dei più autorevoli critici d'arte, ma anche dal fatto che la sua distribuzione sia a cura del primo gruppo editoriale italiano. Questa edizione si avvale della sezione "Porto Franco", nella stessa il Prof. Vittorio Sgarbi ha posto la sua attenzione critica su oltre cinquecento opere. Ne consegue una valutazione per la quale la creatività appare sempre più spontanea e incontrollabile, al di là di tecniche, mestiere, regole, che nessuno ha titolo per stabilire. Dunque, tra ambizioni, necessità di mercato, spirito di provocazione, la quantità di conoscenze e il processo critico s'intrecciano in queste pagine con ampio margine di discrezionalità e di arbitrarietà. Il nostro comitato scientifico ha tentato di non applicare un criterio omogeneo di selezione, ma ha provato a riconoscere le ragioni o le motivazioni di una ricerca, di cui si potesse percepire l'originalità e la novità. Medesime motivazioni troviamo nella sezione "Unici" curata da Leonarda Zappulla e nell'immancabile capitolo dedicato ad alcuni espo­ nenti esteri dell'arte contemporanea selezionati dai curatori Francesco Saverio Russo e Salvatore Russo.
Da editore e ideatore del progetto non posso che ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questa prestigiosa edizione.

 

Introduzione di Vittorio Sgarbi

Téchne era, nell'antica Grecia, la capacità intellettuale e manuale di fare, d'inventare, era l'incontro tra la sapienza artigianale e la creatività artistica, che nel corso del tempo anda­ rono ora diversificandosi ora riconciliandosi. Ma Téchne era anche la personificazione di­ vina di queste abilità: le arti sarebbero state trasmesse dagli dèi agli uomini per sublimarne gli animi attraverso la bellezza. L'arte è quindi inconscio trasceso che rilegge la realtà e ap­pare, in tal senso e per sua natura, afflato intimo, libero e a tutti accessibile nella compo­ nente creativa quanto nella fruizione. E ciò valga indipendentemente dagli studi compiuti dall'artista - alla cui preparazione va comunque riconosciuto il merito d'eccezione - o dalle strategie di mercato messe in atto dal critico di turno e che rispondono, spesso, agli inte­ ressi di addetti ai lavori e collezionisti blindati al grande pubblico.
A chiunque va riconosciuto il diritto di creare un'opera d'arte. Chiunque merita di esporre e rendere la sua opera pubblica. Il senso più autentico dell'arte è la comunicazione: essa è un linguaggio e, come tale, ha bisogno di interlocutori per esistere, per avere un'identità propria, un ruolo sociale.
Sin dalla comparsa, presumibilmente cultuale, delle impronte delle mani nelle caverne dei primitivi, l'arte ha realizzato il bisogno, tutto umano, di affermare la propria presenza nel mondo, di garantirsi l'eternità attraverso la memoria, di proporsi come modello per gli altri. Essa mette in scena, e in concerto reciproco, la coscienza e la natura, riletta alla sua luce. L'artista è tanto più grande quanto più riesce a farci percepire in modo diverso la re­ altà: in questa variante c'è la sua poetica. L'estetica è un'altra cosa, è armonia delle forme in riferimento al proprio tempo. Ecco perché alla fine non può esistere una definizione settaria di arte contemporanea: sono a noi contemporanei Giotto come Warhol, ovvero tutti quegli artisti che sono maestri del loro tempo come del nostro e le cui opere conti­ nuano a essere vissute. Insieme alla contemporaneità di ciò che esiste, c'è anche quella di ciò che è esistito e continua a vivere. Come i corpi, diceva il buon Vico, anche i secoli in­ vecchiano, e dunque, incalzava anche l'amico De Dominicis, i veri giovani sono gli Antichi. L'opera d'arte ha in ogni caso una sua natura identitaria che la critica può certamente in­ terpretare ma non inventare. Essa esiste a prescindere e non ha bisogno di specialisti per essere capita o sentita. Il critico può guidare alla sua comprensione, può indicare lo stile, l'influenza, la mano, ma non può controllare l'emozione, il sentimento che suscita nello spettatore.
Dal Romanticismo si è aperta una nuova stagione della storia dell'arte, legata più all'indi­ vidualismo e meno alla committenza. Il lento scomparire delle Scuole di pensiero, durante il Secolo scorso, ha inoltre restituito all'uomo la sua libertà espressiva e di ricerca, senza più sottostare a canoni obbligati o etichette tassonomiche: esprimere significa etimologi­ camente portare qualcosa fuori, alla luce, e la luce sono gli occhi degli alt ri, la visibilità, la possibilità di mostrare il proprio intimo spettacolo. Se il passato ha detto e fatto tanto, il presente può sorprenderci altrettanto se non addirittura di più. Il problema è l'oligarchia delle leggi del mercato d'arte che si afferma impedendo agli altri di farlo, di rendersi visi­ bili di esistere, con l'idea che non meritino, che non siano contemporanei o addirittura che chi si occupa di loro non ami l'arte contemporanea. Trovo, dunque, intelligente questo progetto, per così dire, "rivelatore", che restituisce all'arte la sua libertà originaria e all'ar­ tista la sua verità esclusiva.

 

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